Per evadere dalla monotonia della quarantena, quando ho saputo il titolo proposto da La setta dei libri per il mese di aprile, mi sono detta perché no? Infondo ho tanto tempo. E così mi sono tuffata in un malloppo di oltre 800 pagine dal titolo Il priorato dell’albero delle arance (qui il link per acquistarlo) di Samantha Shannon.
Indice
- La trama
- La recensione
- L’autrice: Samantha Shannon
- Cólto in Castagna: la mia copertina
- Frasi e citazioni da Il priorato dell’albero delle arance
La trama
La trama presentata dai tanti siti che lo vendono è molto semplice: in poche parole, una casata regale secolare, una dinastia di donne al trono giunta alla sua ultima erede, si trova a dover affrontare una minaccia che si pensava sepolta nel passato.
La storia parte dalla corte della regina Sabran, l’ultima discendente della casata dei Berethnet. Tra i corridoi del suo castello troviamo i soliti intrighi, le note malefatte di chi vuole mettersi al potere, chi vuole rubare il trono… insomma, un po’ tutti i classici sotterfugi a cui Il trono di spade ci ha abituati. A vegliare su di lei, nell’ombra, troviamo Ead Duryan: una ragazza che, per essere una semplice ancella, sa maneggiare un po’ troppo bene le armi ed è in grado padroneggiare le arti della lotta.
Dall’altro capo di questo mondo immaginario, invece, troviamo Tanè: una giovane allieva che si prepara per diventare cavaliere di drago (Miduchi).
Su tutto il mondo incombe una minaccia non da poco: il Senza Nome (sending Harry Potter vibes) sta per risorgere dopo un sonno di mille anni.
Da queste due trame iniziali, si sviluppa un intreccio più complesso che viaggia su 3-4 (a tratti 5) storyline apparentemente distanti ma che, OVVIAMENTE, sono interconnesse (N.d.A. questo non lo considero spoiler, un lettore abituato al genere fantasy – ma anche non così tanto avvezzo a letture di questo genere – capisce già dai primi capitoli dove si vuole andare a parare).
Recensione: Il priorato dell’albero delle arance
Il priorato dell’albero delle arance è un tomo di 800 pagine uscito nel 2019 che appartiene al genere fantasy. Si tratta del lavoro di debutto in questo ramo della letteratura di Samantha Shannon. Una giovincella per essere già una scrittrice affermata, ma mai quanto Christopher Paolini negli anni di Eragon!
La storia, di per sé, non è male. La trama è avvincente anche se, spesso e volentieri, ricorda altri romanzi del genere: Harry Potter, Trono di Spade, Signore degli Anelli… troviamo un po’ di tutto qui dentro e anche in modo abbastanza palese.
Nonostante il romanzo sia piacevole tutto sommato, ci sono diversi punti che fanno storcere il naso: tra tutti, quello che mi ha dato maggiormente fastidio è la presenza di personaggi inutili. All’interno della trama (soprattutto nei primi capitoli) troviamo dei personaggi che ci vengono fatti apparire come molto importanti per poi scomparire qualche capitolo dopo senza apparente motivo e senza mai fare ritorno. Una presenza che, se non ci fosse stata, non avrebbe di certo cambiato le sorti della trama ma che è servita un po’ come riempipagine.
Alcune pagine scorrono rapide come il vento, altre sono dei mattoni che non finiscono più. Ci si lascia andare in dettagli fini a se stessi, trame che non portano da nessuna parte… insomma, tante pagine potevano essere tagliate, tante pagine potevano essere aggiunte.
Non tutti i personaggi trovano lo spazio che spetterebbe loro: solo i protagonisti – o meglio, le protagoniste visto che la maggior parte sono donne – sono persone a tutto tondo con un’introspezione psicologica, gli altri li conosciamo ben poco, purtroppo. A proposito di personaggi, questo si propone come un romanzo al femminile: purtroppo gli uomini sono spesso ritratti come dei bamboccioni buoni solo a fecondare o a piangere. Per fortuna c’è Loth che salva un po’ la categoria altrimenti staremmo freschi.
Nota dolente su cui non mi dilungherò eccessivamente perché si tratta di un terreno minato ad elevato rischio spoiler: il romanzo si intitola Il priorato dell’albero delle arance. Personalmente, vista
La conclusione è un po’ troppo semplice sia perché ciò che accade è un po’ quello che ci si aspetta, sia perché i protagonisti hanno vita troppo facile. Sembra quasi ci sia una mano esterna – la mano narrante – che spinge le persone esattamente nel posto giusto al momento giusto. Bon ci bon ci bo-bo-bon!
Per tirare le somme: l’idea alla base della storia ci piace anche se in alcuni punti pecca di poca originalità. Pollici in su per le relazioni LGBT+ che sono state descritte! I personaggi potrebbero essere meglio caratterizzati (oltre alle protagoniste massime, sappiamo poco degli altri che vi ruotano attorno). Tanti dettagli ti fanno dire embè? altre volte invece hai sete di conoscenza perché ciò che hai non ti è sufficiente. per comprendere appieno l’humus culturale del regno fantastico.
ATTENZIONE SPOILER!
Ci sono un paio di morti seminati lungo il romanzo che mi hanno lasciata davvero interdetta. Uno di quei tipici episodi da wat?La morte di Kit.. Tutto bellissimo, amicizia bellissima: appena i due partono per una missione importantissima e pericolosissima Kit muore perché gli crolla addosso una galleria per un terremoto (e già lì… va beh). Questo avviene nei primi capitoli, tutto troppo in fretta e di Kit non si parla più… tranne quando viene data notizia della sua morte, la quale viene liquidata con un sonoro embè? Perché pare non gliene freghi niente a nessuno, nemmeno alla sua donna.
La morte di Lintley, capo delle guardie di Sabran sempre fedele alla corona che rischia sempre la vita per salvare quella della regina. Abbiamo il piacere di apprezzare il capitano Lintley durante tutto il corso del romanzo anche se a questo personaggio viene dato un po’ poco spazio. Il capitano muore durante la mega battagliona finale: lo troviamo in infermeria su un letto con una guancia ricucita. La scena è la seguente:
A: è stato ferito, l’ho ricucito
B: Guarda che è morto
Abbracci e pianti.
Tutto questo nel giro di 2 pagine di kindle tipo. Sembra quasi un tentativo dell’autrice di far sembrare il finale meno roseo: non è possibile che tutti i buoni vincano, facciamo morire anche qualcuno di loro che però non abbia troppa importanza. Pensa, pensa…. Lintley! Perfetto!
Dopo la sezione Spoiler, vi lascio con il wordcloud dedicato al Priorato dell’albero delle arance. Un ottimo riassunto che mette in primissimo piano i veri protagonisti di questa storia fantasy
L’autrice: Samantha Shannon
Samantha Shannon è un’autrice londinese classe 1991. La sua giovane età ci impone una biografia molto stringata ma non per questo priva di valore: insomma, poche cose ma buone.
La ragazza ha iniziato piano con una bella serie di sette libri distopici La stagione della falce (titolo originale The Bone Season). In questo momento i romanzi pubblicati sono tre, il prossimo dovrebbe uscire nel 2021. Fun fact: nonostante la saga non sia ancora completa, hanno già acquistato i diritti d’autore per farci un film (o anche più di uno!).
Il suo BOOM letterario è dovuto senza ombra di dubbio al Priorato dell’albero delle arance (titolo originale The Priory of the Orange Tree).
Il suo ultimo libro pubblicato è Un giorno di notte cadente, prequel del priorato.
Cólto in Castagna: la mia copertina
Il drago è forse uno degli animali fantastici più noti e più utilizzati nell’universo dei romanzi fantasy e, infatti, è un essere fondamentale all’interno della trama del Priorato dell’albero delle arance. Per questa copertina Cólta in Castagna ho deciso di rappresentare questi enormi esseri mitologici – in particolare la potente Naymathun – esplorandone la dualità che emerge nel racconto della Shannon. La pupilla divisa in due vuole sottolineare la contrapposizione tra bene e male, tra draghi del mare e draghi del fuoco, tra la terra e le stelle.
Una coppia che, almeno all’apparenza, sembra inconciliabile ma che, in realtà, è il segreto per la rinascita.
Frasi e citazioni da Il priorato dell’albero delle arance
“Per essere legata a un drago” esordì Nayimathun “non basta possedere un’anima d’acqua. Bisogna avere sangue di mare, e il mare non è sempre limpido. Non è mai omogeneo. Contiene oscurità, minacce, crudeltà. La sua furia può spazzare via intere metropoli. I suoi abissi sono insondabili, e non conoscono il tocco del sole. Essere una Miduchi non significa essere pure, Tané. Significa essere mare vivente. Per questo ti ho scelta: in te batte un cuore di drago”.
Adesso basta con il senso di colpa, cavaliere. Non sprecare il tuo sale.
“Alcune verità” proseguì “sono più al sicuro se restano sepolte. Alcuni castelli stanno meglio nel cielo. Vi sono promesse contenute in racconti che nessuno ha mai narrato. Nel regno delle ombre, e solo pochi ne sono a conoscenza”.
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