Affari di famiglia di Francesco Muzzopappa: quando la realtà supera la fantasia

Affari di famiglia - Francesco Muzzopappa [Recensione]

Puoi non appassionarti al Martini Rosa, puoi fregartene della nuova varietà di anthurium a stelo lungo, ma se sei la contessa Maria Vittoria della Cisterna, ultima discendente del più antico casato aristocratico torinese, il tuo erede non puoi certo ignorarlo.
Affari di famiglia

Affari di famiglia è un romanzo di genere umoristico scritto da Francesco Muzzopappa e pubblicato da Fazi Editore nel 2014.

Indice

Affari di famiglia: la trama

La contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna è l’ultima discendente del più grande casato nobiliare torinese. O meglio, non è proprio l’ultima. In realtà l’anziana contessa ha un figlio decisamente problematico che, con la sua vita dissoluta, sta mandando in bancarotta la famiglia.

I rapporti già precari tra madre e figlio si rompono definitivamente quando il figlio si fidanza con una ragazza palesemente in cerca di un pollo da spennare e le regala il prezioso diamante di famiglia Koh-i-Noor come pegno del suo amore.

Come riportare in famiglia l’inestimabile gioiello e risollevare le sorti del casato della Cisterna? La contessa non ci pensa due volte: è giunto il tempo di usare le maniere forti. Una serie di eventi creano l’occasione perfetta per inscenare il proprio rapimento: riuscirà la contessa a recuperare il diamante e salvare il destino di una famiglia decadente?

Un romanzo caricaturale: il commento

Affari di famiglia non è il primo romanzo di Francesco Muzzopappa che capita tra le mie mani, per essere precisi è il terzo. Prima di questo ho letto Una posizione scomoda e Dente per dente.

Insomma, quando sono in cerca di una lettura leggera e simpatica, so che posso contare su Francesco Muzzopappa.

La storia viene raccontata in prima persona dalla protagonista, la contessa. I personaggi presentati sono decisamente degli stereotipi:

  • La contessa: la classica anziana nobildonna di una famiglia decadente. Prova fastidio nei confronti della plebe e degli eventi a cui è pubblicamente costretta a partecipare. Con gusti raffinati, è condannata a una vita economica sempre più di ristrettezze. Una vita che le va decisamente stretta;
  • Emanuele, il figlio della contessa: il bamboccione di casa. Viene presentato come un inetto dalla nascita e dal cervello di ameba. Quello che vive sulle spalle di mamma, insegue sogni fallimentari ed è fondamentalmente tonto;
  • Orlando, il maggiordomo: una specie di Alfred. Il tipico maggiordomo di una famiglia nobile, indispettito dalle cose fuori dall’ordinario e che prova una profonda devozione nei confronti della padrona di casa per cui lavora da lunghissimo tempo;
  • Il ragazzino sgamato: in contrapposizione con la vecchia contessa, c’è l’aiutante (non magico) delle fiabe. Una specie di Gianburrasca nerd che non ha paura di niente;
  • Ludmilla Coprova: ragazza sanguisuga in cerca di soldi. Fondamentalmente vuota, l’unica cosa che conosce è la vanità.

Insomma, tipi decisamente caricaturali.

Il problema principale di questo libro è la quarta di copertina: cioè ancora prima di iniziare a leggere il lettore conosce già la parte principale della trama, ovvero il rapimento. Un po’ un peccato, sarebbe stata una bella chicca da far scoprire. Un plot twist mancato, insomma.

Le pagine scorrono veloci sotto le dita del lettore, è una lettura simpatica che ti consente di trascorrere un paio di ore in allegria. Si simpatizza con la povera contessa che diventa quasi l’anziana prozia acida che un po’ tutte le famiglie allargate hanno, quasi fosse novella eroina epica che deve completare la propria missione per salvarsi dalla fine e dall’onta della sconfitta.

Sebbene non sia in grado di battere in humor Una posizione scomoda, Affari di famiglia di Francesco Muzzopappa non delude le aspettative e ripaga il lettore con qualche sana risata.

Voto: ⭐⭐⭐1/2 su 5

Il diamante Koh-i-Noor: un approfondimento

Dal momento che tutto il romanzo ruota attorno al celeberrimo diamante Koh-i-Noor, mi è sembrato doveroso e utile dedicarvi un breve approfondimento (anche perché ha una storia decisamente interessante e a tratti misteriosa).

Diamante Koh-i-Noor incastonato nella corona reale

Koh-i-Noor viene dal persiano e significa montagna di luce. Per moltissimi secoli è stato il diamante più grande al mondo con i suoi 105 carati di purezza (oggi decisamente surclassato dal Cullinan, 3.106 carati).

Le prime tracce della sua esistenza risalgono al 1526, anno di stesura del Bāburnāma: un’opera che narra la storia del pronipote di Genghis Khan il quale ottenne il diamante come premio di guerra.

Il Koh-i-Noor trascorre la maggior parte della sua esistenza nelle terre del Medio Oriente e dell’India fino a quando nel 1849 quest’ultima non entra a far parte dei domini della corona inglese. Con il trattato di Lahore il diamante viene ceduto all’Inghilterra e donato alla regina Vittoria.

Attualmente il diamante è conservato nella Torre di Londra ed è incastonato nella corona della regina Elizabeth Bowes-Lyon, madre di Elisabetta II e moglie di re Giorgio IV.

La leggenda del Koh-i-Noor

Per via delle vicissitudini storiche a cui il diamante è legato, leggenda narra che il diamante Koh-i-Noor sia destinato a portare estrema fortuna alle donne che ne entrano in possesso. Al contrario, gli uomini sono destinati a diventare sovrani del mondo ma a caro prezzo: non possono far altro che andare incontro a sciagure come morte e povertà se in possesso del prezioso gioiello.

Questo perché i numerosi sovrani che lo hanno ereditato hanno avuto una fine triste, violenta o prematura.

Anche il ritrovamento del diamante è avvolto da mistero: alcuni racconti affermano che sia stato trovato da un neonato figlio del dio sole e di una principessa sulle rive del fiume Godavari (India). Questi lo portò in fronte fino alla morte in battaglia. Da allora ne sono state perse le tracce fino al 1526.

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Pubblicato da Giulia Castagna

Giulia, content manager e writer, lettrice dall'età dei primi dada e baba.