Proprio alle loro spalle, nascoste dietro il muro d’argilla, l’acqua rossa del Perdido e quella nera di Blackwater ruotavano più in fretta che mai nel gorgo al centro della confluenza, trascinando sul fondale più detriti, viventi e inanimati, di quanti ne avessero inghiottiti in passato, come se volessero attirare a sé l’intera città, con le sue attività, le sue case e i suoi abitanti.
Blackwater – Michael McDowell
Blackwater è una saga horror scritta da Michael McDowell nel 1983. Composta da sei capitoli, in Italia solo nel 2023 grazie a Neri Pozza e alla traduzione di Elena Cantone.
Blackwater: la trama
La storia parte nel 1919. Siamo a Perdido, Alabama: una località realmente esistente ma che, nel mondo vero, non è una città abitata. Dopo una grande piena dell’omonimo fiume, Perdido cerca di rialzarsi dalle sue ceneri vagando tra le rovine di palazzi e abitazioni.
Tutto sembra un grande paesaggio deserto senza traccia di anima viva quando Oscar, rampollo della famiglia Caskey (una delle più note in città), nota la presenza di una donna in una delle stanza sopravvissute dell’albergo cittadino. Non ci pensa due volte a portarla in salvo.
Di Elinor, questo il nome della ragazza, non si sa nulla: i suoi documenti sono andati persi durante la piena e sembra non avere legami terreni con altre persone dal momento che i suoi famigliari sono morti anni prima.
Elinor non è una creatura come le altre, non è un semplice essere umano: la ragazza nasconde un terribile segreto che si cela nelle acque di Perdido e Blackwater.
Blackwater è una saga horror familiare che ripercorre le vicende dei Caskey per ben 50 anni (1919-1959), l’espansione della famiglia e della sua ricchezza e la scoperta di Elinor e della sua vera identità.
La recensione della saga di Blackwater
Una saga poco horror
Partiamo con il dire che l’intera opera si propone come una saga horror. Dalle copertine alle quarte di copertina, tutto mette l’accento sull’elemento sovrannaturale della storia. Se c’è una cosa che manca a questa storia, purtroppo, è proprio l’elemento tensione.
La prima critica che muovo a Blackwater è quindi la debolezza delle note dark: spesso l’elemento horror è solo un flebile sfondo dietro alle vicende della famiglia Caskey, costantemente in primo piano. Ci sono interi capitoli come La guerra o La fortuna che non toccano (o toccano in minima parte) la parte soprannaturale della vicenda che, però, è l’attrattiva principale di questa saga.
Personaggi stereotipi di se stessi
Tolto il lato horror della vicenda, quello che rimane è fondamentalmente una soap opera in stile Beautiful: i personaggi sono superficiali, in sei libri l’autore non trova mai l’occasione per approfondire il perché le persone agiscano in un determinato modo.
Non si saprà mai il motivo per cui Elinor ha deciso di unirsi alla famiglia Caskey, così come il lettore non saprà mai perché Mary-Love provi così tanto odio nei confronti di Elinor.
I personaggi sono delle macchiette: la suocera cattiva, suo fratello lo zio amabile, i bambini che sono agli antipodi quindi o molto dolci o dei Satana su due gambe, gli uomini sono tutti dei mollaccioni. Ah sì, giusto. Parliamo degli uomini.
Gli uomini in questa saga sono degli esseri totalmente plagiati dalle donne: vengono descritti come degli inetti e tutti seguono lo stesso pattern ovvero “quello che decide lei va bene anche a me”. Non ho compreso appieno questa scelta dell’autore ma, in questo modo, non fa altro che appiattire i personaggi maschili che risultano un po’ tutti uguali.
Nel mondo femminile ci sono un po’ più di variabili anche se la situazione non migliora più di tanto. Diciamo che se negli uomini sono tutti uguali, nelle donne troviamo delle coppie o dei trii di cloni.
Un buon tentativo, una storia che soffre
Blackwater parte da premesse interessanti ma soffre dello sviluppo della storia da parte dell’autore. Ad esempio, parliamo del fatto che l’autore dona ad Elinor il potere della preveggenza il che spoilera i momenti clou della trama: una mossa decisamente suicida.
Spesso McDowell viola la regola aurea dello “Show, don’t tell”: la sua narrazione è molto piatta, molto raccontata e c’è poca azione. Questo si traduce in sei capitoli abbastanza vuoti in cui i fatti che accadono si possono contare sulle dita di una mano.
Tanti sono gli interrogativi irrisolti che restano nella testa del lettore e alcuni, a mio vedere, rappresentano dei cardini perché la storia assuma un senso più profondo di quello che mi ha lasciato.
Blackwater lascia l’amaro in bocca perché l’idea creativa ha del potenziale ma l’esecuzione lascia a desiderare e, dopo 1000 pagine lette, posso dire che i Caskey non mi mancheranno affatto. Voto globale: 2.3
Voto: 🌕🌕🌘🌑🌑
Note sull’autore Michael McDowell
Michael McDowell nasce nel 1950 a Enterprise (Alabama, USA). Consegue laurea e master in Letteratura ad Harvard e prosegue i suoi studi con un dottorato in Letteratura inglese e americana.
Si dedica interamente alla scrittura fin dall’inizio lavorando come autore di libri e di sceneggiature per il cinema (collabora attivamente a Beetlejuice – 1988). Tuttavia, viene ricordato principalmente per la saga horror Blackwater e la trilogia della serie Jack & Susan.
Muore nel 1999 per una patologia derivante da complicazioni dell’AIDS.
In Italia le sue opere arrivano solo nel 2023 grazie alla traduzione di Blackwater.
Scopri le recensioni di tutti i capitoli di Blackwater:
- Recensione La piena
- Recensione La diga
- Recensione La casa
- Recensione La guerra
- Recensione La fortuna
- Recensione La pioggia