Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso.
Che tu sia per me il coltello – David Grossman
Che tu sia per me il coltello (Be My Knife) è un romanzo epistolare scritto da David Grossman e pubblicato nel 1988. In Italia, è stato pubblicato da Mondadori l’anno successivo con la traduzione di Alessandra Shomroni.
Che tu sia per me il coltello di che cosa parla?
Il romanzo racconta una storia d’amore platonica tra Yair e Myriam. I due, dopo essersi visti di sfuggita durante un evento, iniziano una corrispondenza e privata all’oscuro dei rispettivi coniugi.
La storia epistolare si tramuta in un legame affettivo, erotico-sentimentale, e psicologico in cui entrambi si trasformano in un coltello per l’altro: solo grazie alla presenza dell’altro, infatti, i due riescono a scavare dentro se stessi per riconoscere e riscoprire il proprio vero Io.
La recensione di Che tu sia per me il coltello di David Grossman
Che tu sia per me il coltello è un romanzo divisivo. Prima di tutto perché è un epistolare, genere che non a tutti piace, e poi perché di fatto non succede nulla per 300 pagine.
E qui, iniziamo con una breve recensione arrabbiata come non se ne vedevano dai tempi di Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere.
Già, perché ci sono quei libri che dici “Non mi piace” ma ti lasciano tutto sommato indifferente. Ad esempio 4321 mi ha fatto questo effetto. Invece Grossman è proprio riuscito a farmi venire l’orticaria a ogni pagina.
Ho trovato il romanzo un puro esercizio di stile e neanche troppo riuscito visto che non ha fatto altro che imitare Kafka e le sue lettere a Milena (tra l’altro anche citate come se fosse un omaggio). In un certo senso, ho trovato Grossman come un Kafka comprato su Temu.
Il personaggio di Yair oggi una persona sana lo chiamerebbe stalker, lo avrebbe denunciato alla Polizia (normale e postale) e la Gen Z lo chiamerebbe “Red Flag ambulante”. Una figura tossica, possessiva, con evidenti problemi di gestione dell’ira e con altrettanto evidenti problemi nell’affrontare la vita da adulto.
Mi resterà sempre impresso il momento in cui il figlio si ammala e, giustamente, lo lascia a casa con la moglie e lui se ne va perché “ehi! Non sia mai che mi ammalo anche io!”. Ottimo lavoro, oltre che stalker anche genitore modello vedo!
Yair è una persona irritante. Le sue lettere sono sconclusionate, voli pindarici di filosofia spicciola propinati al lettore per più della metà del libro. Myriam è una donna spezzata, infelice, traumatizzata dalla vita. Terreno fertile per le attenzioni di un uomo palesemente tossico sotto tutti i fronti.
E poi, a peggiorare la situazione (se già non fosse sufficientemente grama) non succede niente per 300 pagine. Bisogna arrivare alle ultime 20 perché qualcosa si muova.
– EEEEEEH Ma non capisci? Dentro di loro c’è un mondo di eventi.
– Sì, movimenti tossici.
Che tu sia per me il coltello ha mantenuto le sue promesse: infatti il libro è stato un tagliarsi le vene che mi sono autoinflitta per ben 330 pagine.
A mai più rivederci, Grossman. Sei evidentemente troppo intellettuale per me.
Voto: 🌕🌑🌑🌑🌑
E ci sto anche rimettendo.
L’autore: David Grossman
David Grossman nasce il 25 gennaio 1954 a Gerusalemme.
Grazie al lavoro del padre (gestore di una biblioteca) si avvicina al mondo della letteratura sin da bambino.
Dopo la laurea in filosofia, sviluppa la sua carriera su scrittura, televisione e attivismo politico.
Tra i suoi lavori:
- Qualcuno con cui correre
- Ci sono bambini a zig zag
- Vedi alla voce: amore
- A un cerbiatto somiglia il mio amore
L’ultimo romanzo pubblicato è La vita gioca con me del 2019, mentre l’ultimo saggio è La pace è l’unica strada del 2024.