Il dio del progresso è destinato a vincere? E soprattutto, a quale prezzo?
IOT: Internet of Things
IOT: Internet of Things è un’antologia a fumetti composta da quattro brevi racconti edita da Kall Edizioni. Fa il suo ingresso sulla scena pubblica nel 2021. È stata scritta e disegnata da diversi autori qui di seguito elencati: Irene Caltabiano, Stefano Speranza, Marta Giorgi, Salvatore Cuccia, Rocco Coluccia, Claudia Pasquini e Mauro Manzo.
È la seconda collaborazione per Cólti in Castagna! [Inserire qui fuochi d’artificio]
Indice
- IOT: Internet of Things – Le trame
- Un futuro lontano o una realtà dietro l’angolo? La recensione
- Cólto in Castagna: la mia copertina
IOT: Internet of Things – Le trame
Come accennato in apertura, IOT: Internet of Things è una raccolta composta da quattro racconti brevi a fumetti:
- My lovely baby – può un robot sostituire l’essere umano? Se sì, fino a che punto? Il racconto prende in esame la linea sottile tra uomo e androide;
- Parla con me – in questo racconto vengono messe in luce le dinamiche di interazione tra uomo e robot, non più sottolineando le differenze ma la complicità e ciò a cui può portare;
- Strade perdute – un’invenzione può portare al regresso? Nuovo è necessariamente sinonimo di migliore? Il progresso è un qualcosa che può ritorcersi contro all’uomo? Queste le domande su cui Strade perdute cerca di indagare.
- Solaris – un incubo che abbiamo fatto più o meno tutti almeno una volta nella vita prende forma in questo grazioso racconto che chiude l’antologia.
Un futuro lontano o una realtà dietro l’angolo? La recensione
Dalla prefazione leggiamo:
Causa pandemia da Covid-19, la nostra vita è sempre più legata a doppio filo a computer, cellulari, dispositivi digitali.
I.O.T: Internet of Things
Con l’avvicinamento forzato alla tecnologia – unico mezzo per comunicare nel caos della pandemia – il rapporto uomo-macchina torna a far parlare di sé e, soprattutto, a far riflettere. Questa la scintilla nella mente di Irene Caltabiano quando per la prima volta ha immaginato IOT: Internet of Things.
Un’alienazione che ci allontana progressivamente dalla realtà? Quanto la tecnologia è un aiuto e quanto è un pericolo? Ecco le domande a cui il lettore è chiamato a rispondere leggendo questi racconti che non hanno la pretesa di darti una morale, bensì sono nati per innescare il pensiero critico di chi naviga tra queste pagine.
Quattro racconti, quattro stili di disegno completamente diversi tra di loro. Coincidenze? Assolutamente no. Arte e parola sono stati studiati per integrarsi tra di loro e dare maggior vigore al contenuto delle storie.
Partiamo da My lovely baby, in cui ci viene presentato un futuro distopico e uno scenario decisamente alla Black Mirror: siamo ancora lontani da questa realtà, è ancora un incubo confuso. Così l’outline del disegno si perde, si disfa per rappresentare la frenesia e l’incertezza della società 5.0, il tratto si fa scattoso – quasi sketch – e non ci sono colori (caratteristica che attraversa tutti e quattro i racconti).
In questo primo racconto – personalmente il mio preferito – troviamo l’eco di Ma gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip Dick e di Vanilla Sky (o Apri gli occhi), abbiamo riferimenti alla cultura pop (ad esempio Too much love will kill you dei Queen)… in poche parole, My lovely baby (e in generale, IOT) è disseminato di perle nascoste; l’autrice strizza così l’occhio al lettore coinvolgendolo in una caccia al dettaglio.
In Parla con me lo stile di disegno cambia completamente: si passa da una linea scattosa ad un tratto più pulito. Come caratterizzazione dei personaggi mi ha ricordato molto i fumetti di Diabolik. Si tratta di un brevissimo giallo molto dinamico, costruito con un crescendo narrativo in modo da caricare il lettore per poi atterrarlo con un gancio per il k.o. finale. Boom!
Arriviamo al terzo racconto – Strade perdute – qui il nero entra di prepotenza a rubare la scena. Ambientato di notte, Mauro Manzo crea fortissimi contrasti luce/ombra. Non esistono mezzi toni, non c’è scala di grigi: o bianco o nero. Fine.
Da questo racconto, entriamo secondo me nella sfera dell’attualità. Cioè, se per i primi due racconti abbiamo l’impressione che “ma sì, tanto sarà un futuro lontanissimo”, per quanto riguarda Strade perdute e Solaris, ci troviamo di fronte a qualcosa che potrebbe accadere. E questo aggiunge inquietudine alla lettura.
Ma arriviamo a Solaris, racconto che chiude l’antologia. Se fino al racconto precedente il disegno aveva tratti cupi, ora arriviamo ad uno stile molto cartoon in cui troviamo personaggi vezzosi e frizzanti (che ho adorato tantissimo). La protagonista, ad esempio, è una bellissima bionda super boccolosa tutta curve.
Questi disegni così graziosi fanno presagire un racconto scanzonato, eppure Solaris ci mette di fronte ad un incubo nell’incubo. Puoi presagire sin dalle prime pagine che cosa accadrà, come andrà a finire, eppure il lettore non sarà mai preparato abbastanza per reggere il duro colpo.
Arrivati a questo punto, non resta che tirare le somme: di IOT: Internet of Things ho apprezzato molto la scelta di variare lo stile di disegno che si compenetra perfettamente con il lavoro di chi ha ideato la storia. In pratica, ottimo teamwork.
Apprezzo molto quando una storia è in grado di entrare in relazione con il lettore attivando le sue celluline cerebrali: trovo sia stimolante e utile interrogarsi e riflettere su questi temi controversi.
Grande plus di IOT: Internet of Things è la sezione Studio che contiene alcuni sketch per lo studio di personaggi e atmosfere per i quattro racconti: un bel modo per mettere in risalto il lavoro degli artisti e le differenze stilistiche che ci sono tra di loro.
Una lettura veloce come il vento che ci permette di fermarci un momento e pensare, prendere coscienza del mondo che ci circonda e farne buon uso.
Voto: ⭐⭐⭐⭐/5
Un grande grazie a Irene Caltabiano per avermi contattata e avermi inviato questo fumetto.
Se ti ho messo un po’ di curiosità, puoi trovare IOT su Amazon in cartaceo e digitale con anche la possibilità di scaricarne un’anteprima.
Cólto in Castagna: la mia copertina
Quando si tratta di fumetti, cerco sempre di omaggiare lo stile utilizzato dall’artista (o dagli artisti in questo caso). L’avevo fatto per Residenza Arcadia, l’ho fatto anche per IOT: Internet of Things.
Essendo prevalentemente bianco e nero, non ho utilizzato colori anche se mi sono concessa il lusso di un grigio per dare un po’ di tridimensionalità alla composizione.
Linee essenziali compongono un volto umano in primo piano – un personaggio ispirato a Strade perdute – e un volto robot in secondo piano (uno dei protagonisti di Parla con me). Un modo per rappresentare il rapporto e, per certi versi, il legame sempre più stretto tra uomo e tecnologia.
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