Quarantatré donne ingravidate in meno di un anno. I cappellani di padre Beltrán ne hanno maritate una ventina, ma è chiaro che il male esige provvedimenti più radicali dei matrimoni forzati.
Finora castighi e punizioni non hanno cambiato il panorama: il soldato che arriva nella foresta non riesce più a tenere a bada il cazzo.
Pantaleón e le visitatrici
Pantaleón e le visitatrici (titolo originale Pantaleón y las visitadoras) è un romanzo di Mario Vargas Llosa pubblicato nel 1973. Lo leggiamo in italiano grazie all’edizione Einaudi con la traduzione di Angelo Morino del 2001.
Indice
- Pantaleón e le visitatrici: la trama
- Un romanzo dai toni decisamente irriverenti: il commento
- Mario Vargas Llosa: l’autore
- Cólto in Castagna: la mia copertina
Pantaleón e le visitatrici: la trama
Perù, foresta amazzonica, anni ’50. La situazione tra i militari di Iquitos è disastrosa: gli stupri da parte dei soldati nei confronti delle donne locali sono all’ordine del giorno. Questa situazione non può andare avanti così: serve una soluzione.
Viene così convocato il capitano dell’esercito peruviano Pantaleón Pantoja, un integerrimo servitore del Paese con una carriera costellata di meriti, incorruttibile, retto e onesto. Lui è l’uomo perfetto per gestire un incarico decisamente delicato: attivare il SVGPFA, il Servizio delle Visitatrici per Guarnigioni, Posti di Frontiera e Affini.
Detto in altre parole, il malcapitato capitano Pantoja viene incaricato di creare un esercito di prostitute per placare i bollori dei soldati ed evitare così gli stupri verso le popolazioni locali. Il tutto, ovviamente, nel più totale segreto.
Nessuno, infatti, dovrà mai sapere che Pantaleón Pantoja è un ufficiale dell’esercito.
A questa trama principale in Pantaleón e le visitatrici troviamo anche una linea narrativa secondaria che si intreccia con i tentativi di costituzione dell’SVGPFA da parte del capitano: si tratta della setta di Fratello Francisco che disseminerà una serie di crimini oscuri per tutta la regione in nome di Dio.
Un romanzo dai toni decisamente irriverenti: il commento
Apro il libro. Prima pagina. Non capisco nulla. Starò sicuramente leggendo con poca attenzione – penso – rileggo. E invece non era vero.
Quando si apre Pantaleón e le visitatrici il primo impatto è tremendo: come nel caso di scrittori quali José Saramago (puoi trovare la mia recensione de Le intermittenze della morte qui), anche nel caso di Vargas Llosa ci vuole un attimo per abituarsi al suo stile di scrittura.
La narrazione è costruita principalmente su due elementi: dialoghi e rapporti militari (o lettere). I dialoghi sono l’elemento destabilizzante. Questo perché in un unico grande dialogo vengono incastrate conversazioni che avvengono in luoghi, momenti e personaggi diversi. Ecco un esempio:
È un bel problema, Pantoja – scuote il capo il colonnello López López – A Contamana, il sindaco ha affisso un bando chiedendo ai cittadini di chiudere in casa le donne nei giorni di libera uscita della truppa.
– E soprattutto, com’è lontano dal mare, – molla l’ago, annoda il filo e lo spezza con i denti la signora Leonor. – Ci saranno molte zanzare lì nella foresta? Sono il mio tormento, lo sai.
– Dia un’occhiata a questa lista, – si gratta la fronte il Tigre Collazos.
Pantaleón e le visitatrici – pag. 9
Questi tre paragrafi sono uno di seguito all’altro ma è chiaro il fatto che non siano l’uno la prosecuzione della riga precedente.
Un’altra cosa da notare è che il soggetto che compie l’azione durante un dialogo è sempre alla fine della didascalia. Non troveremo mai “Tizio si toglie gli occhiali”, troveremo sempre una costruzione del tipo “Si toglie gli occhiali Tizio”.
Superato questo piccolo scoglio, la lettura è decisamente in discesa.
L’edizione che ho letto io conteneva diversi refusi il che mi manda un po’ fuori di testa, in compenso presenta una prefazione molto bella a cura dell’autore stesso dal titolo Come nasce un romanzo. In questa prefazione, Vargas Llosa racconta la genesi di Pantaleón e le visitatrici, delle sue difficoltà nel trovare la giusta chiave narrativa, dei personaggi reali da cui ha preso ispirazione e degli innumerevoli viaggi intrapresi per inquadrare il contesto naturale e sociale.
Il linguaggio si divide tra il volgare (come puoi aver intuito dalla citazione in apertura) e il gergo militaresco. Si respira aria di commilitoni, ambiente cameratesco, goliardia e, ovviamente, un sacco di allupamento generale da parte di tutti gli uomini. Sì, tutti.
Il libro è piacevole, irriverente, senza peli sulla lingua. Molto carino lo stridere tra la retorica militare fatta di protocolli, dati, analisi e l’ambito in cui trova applicazione: un servizio di prostitute.
Ci sono diversi siparietti molto divertenti: uno su tutti, l’ispezione da parte del capitano Pantoja delle candidate visitatrici. La scusa è che non si fida dei magheggi dei suoi collaboratori e vuole verificare la qualità delle collaboratrici in prima persona, la realtà è che ci prende gusto a vedere belle donne discinte.
Il protagonista viaggia su una linea sottile tra il suo essere integerrimo e la sua corruzione una volta entrato nel mondo delle visitatrici. Il suo essere ligio al lavoro sarà bonus e malus per Pantaleón.
Riassumendo: libro divertente, un po’ complesso il primo approccio allo stile di Vargas Llosa ma nulla di insormontabile, sicuramente una trama sui generis, originale sia per l’argomento sia per le modalità narrative.
Voto: ⭐⭐⭐⭐/5
Mario Vargas Llosa: l’autore
Jorge Mario Pedro Vargas Llosa – questo il nome completo dell’autore di Pantaleón e le visitatrici – è uno scrittore peruviano nato ad Arequipa nel 1936.
Fu spedito dal padre in accademia militare – da cui il tema ricorrente in diversi suoi romanzi – qui inizia a leggere tantissimo e a scrivere ancora di più. Si forma all’Università di Lima (Perù) studiando diritto e letteratura. Viaggia poi in Europa – Spagna e Francia – grazie ad alcune borse di studio.
Una volta arrivato in Francia, però, scopre che la borsa di studio non gli era stata assegnata. Decide così di iniziare a fare sul serio e a scrivere di professione. Il successo arriva nel 1963 con il romanzo La città e i cani (titolo originale: La ciudad y los perros).
Da lì la sua carriera va a gonfie vele, riesce persino a rubare il Premio Rómulo Gallegos a Gabriel García Márquez. Raggiunge l’apice nel 2010, anno in cui riceve il Premio Nobel per la Letteratura diventando così il primo scrittore vincitore di Nobel di origini peruviane.
Il buon Vargas Llosa è ancora in attività nonostante l’età avanzata ed è anche molto attivo in ambito politico spagnolo.
Fun fact: Pantaleón e le visitatrici è stato adattato sia in teatro (nel 2009) sia per il grande schermo (nel 1975 e nel 1999).
Cólto in Castagna: la mia copertina
Completamente fuori dal mio stile la copertina che ho dedicato a Pantaleón e le visitatrici di Mario Vargas Llosa. In questo stile un po’ cartolina, un po’ cartellone anni ’50, ho voluto rappresentare la Brasiliana (in lingua originale la Colombiana): la visitatrice più importante del gruppo organizzato dal capitano Pantoja.
L’ho rappresentata in uniforme, un po’ pin up, perché – come si vedrà anche all’interno del romanzo – queste ragazze vengono viste come servitrici della patria, soldati senza uniforme… ma non da parte di tutti.
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